"Un impianto dura tutta la vita" cosi' nel 2015 il Prof. Peter Ingvar Branemark ha festeggiato 50 anni con i primi impianti che nel Maggio del 1965 posiziono' a Gosta Larsonn (nella foto). La definizione originale di osteointegrazione che nel 1987 P. I. Branemark definiva come "una connessione diretta strutturale e funzionale tra un osso vitale e la superficie di un impianto sottoposto a carico", e' poi stata rielaborata nel 1996 dallo stesso Branemark in "una fixture e' osteointegrata se non c'e' un aumento progressivo della mobilita' durante il carico, per tutta la vita del paziente".
Naturalmente tale definizione scientifica, necessita di un'attenzione e di un mantenimento ideale, con sedute di igiene orale costanti, in assenza di abitudini malsane quali il fumo, ed in condizioni ideali della salute del paziente.
Ad ogni modo, questo modello riabilitativo che permetteva di risolvere una vera e propria mutilazione estetica e funzionale, ha attraversato oltre 50 anni di odontoiatria, giungendo a noi praticamente immodificato, e permettendoci di consegnare ai nostri pazienti, percentuali di successo inimmaginabili ad oltre venticinque anni (ovvero prossime al 100% se mantenuti in maniera corretta).
I suoi studi, iniziarono fin dal 1952 presso il laboratorio di Microscopia Vitale dipartimento di Anatomia dell'Università di Lund in Svezia, e proseguirono nel 1960 presso il laboratorio di Biologia Sperimentale dell'Università di Göteborg: ricerca scientifica che inizio' con esperimenti sui cani, portando poi a realizzare i primi impianti dentali in titanio che ancora oggi si utilizzano come una delle terapie odontoiatriche più' predicibili e di maggior successo per la riabilitazione del cavo orale.
Cosi' nel 1986, il Servizio Sanitario Svedese, dette vita come parte integrante dell'Università di Göteborg, ad un centro per il trattamento pressoche' gratuito delle edentulie complete dei cittadini Svedesi, applicando nella pratica clinica quotidiana le sue scoperte: in suo onore, fu chiamata "The Branemark Clinic".
Il suo Staff intraprese cosi', una strettissima collaborazione con un'azienda del luogo, la Nobel Pharma (oggi Nobel Biocare), con la quale seguendo le indicazioni dei loro ingegneri e tecnici, fecero progredire l'implantologia fondendo i loro prodotti in tutto il mondo (e tutt'oggi ancora li utilizziamo).
Era il 2006 quando ebbi la fortuna di assistere all'ultima apparizione italiana del Prof. P. I. Branemark presso l'università di Siena, in cui mostro' i risultati della sua ricerca scientifica sui concetti dell'osteointegrazione: una connessione diretta strutturale e funzionale tra un osso vitale e la superficie di un impianto sottoposto a carico.
In quella sua ultima apparizione mostro' come stava proseguendo la ricerca scientifica sul campo dell'osteointegrazione, presso la sua clinica in Brasile, mostrando riabilitazioni protesiche su amputati digitali, fino a pazienti con protesi alle gambe o alle braccia, che grazie alla combinazione di impianti e sensori, riuscivano perfino a ritornare a giocare a ping pong, come una persona qualsiasi.
Dopo anni di ricerca e perfezionamento, gli impianti di Branemark, oggi sono a disposizione nella nostra routine con nuove linee implantari, scaturite in seguito agli studi ortopedici del figlio Dr. R. Branemark (Ortopedico): trattamenti delle superfici specifici per ottener i migliori risultati sull'osteointegrazione, e disegni migliorati, hanno portato a realizzare questa nuova linea di fixtures che finalmente, sono molto felice di poterveli proporre, visto l'elevata ricerca scientifica che sta alle sue basi.
Impianti che racchiudono oramai decine e decine di anni di ricerca scientifica, con un'ottima stabilità' implantare, anche se non adatti al carico immediato (scuola svedese al 100%): combinati con tecniche di rigenerazione ossea (GBR) utilizzando solo osso autologo prelevato dalla mandibola, in soli 3 mesi hanno ottenuto una perfetta osteointegrazione con una rigenerazione ossea da manuale, proseguita perfino a lavoro ultimato e protesizzato, grazie al disegno dell'impianto che permette di mantenere un livello osseo sul collare della fixture (platform switching).
Naturalmente, la protesi realizzata, ha la sua importanza nell'ottenimento di determinati risultati, grazie ai materiali che possiamo trovare quest'oggi a nostra disposizione, si puo' ottenere un duplice risultato positivo: un'estetica ideale, e maggior biocompatibilità' grazie alle proprietà' biomeccaniche dell'ossido di zirconio.
Una corona in zirconio monolitico stratificata con ceramiche di ultima generazione, che in soli 35 micron di spessore riescono a restituire risultati estetici eccezionali anche con i colori piu' difficili, sono l'ideale combinazione in una situazione clinica di questo tipo.
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